L'obiettivo era stato dichiarato in occasione dell'ormai lontano Expo Milano 2015: 50 miliardi di euro di fatturato dall'export agroalimentare italiano entro il 2020. Con due anni di ritardo (due anni caratterizzati dall'emergenza pandemica), l'obiettivo è stato infine raggiunto e superato. Nel 2021, le nostre esportazioni di settore hanno toccato i 52 miliardi di euro. Con una crescita dell'11% su 2020 e del +15% su 2019, come conferma la sesta edizione dell'Agrifood Monitor, realizzato sulla base dei dati Nomisma e Crif . Come siamo posizionati quindi oggi sullo scacchiere mondiale? L'Italia occupa il nono posto per valore dell'export agroalimentare, dietro ad alcuni dei nostri maggiori competitor in Europa - Paesi Bassi,Francia e Germania - ma crescendo comunque a un tasso più elevato rispetto a questi ultimi.
I migliori trend di crescita sono quelli di carni e salumi (+16% sul 2020 e +14% sul 2019), caffè (+14% e +11%), cioccolato (+13,6% e +9,4%) , vino (+12,7% e +10,3%), formaggi (+12,4% e +11%) seguiti dalle conserve vegetali (+8% e +8%). Guardando ai principali mercati di sbocco, l 'Unione europea si conferma prima destinazione del nostro export con un'incidenza del 60% circa. Seguono, nell'extra-Ue, mercati asiatici e Nord America (13%). Minoritaria, ma in crescita, la penetrazione nel Sud-Est asiatico (6%). Che tuttavia rispetto al 2019 mostra i trend di crescita migliori, come dimostra la Corea del Sud, che riporta un +60%.
Rilevazioni che confermano due dati, principalmente: il primo è che, anche nei momenti di crisi, un settore anticiclico come quello alimentare riesce a garantire stabilità, se non addirittura crescita, a tutta la filiera. Il secondo è quanto la propensione naturale del mondo food & beverage all'export, ben coltivata dalle grandi e piccole aziende italiane del comparto nel corso dell'ultimo decennio, rappresenti un'insostituibile ancora di salvezza. A queste due rilevazioni se ne può aggiungere una terza: le aziende dell'agroalimentare con propensione all 'export e già ben avviate, a inizio pandemia, al business del digitale - e quindi all'e-commerce B2B e B2C - hanno tratto non pochi vantaggi competitivi da questa lungimiranza.
Alibaba.com è il marketplace B2B del Gruppo Alibaba e conta un network di 150 milioni di utenti registrati e oltre 26 milioni di buyer in più di 190 Paesi. Buyer che, per quanto riguarda il settore alimentare e bevande, fanno registrare sul portale una media di 70mila visite al mese le quali, solo negli ultimi 30 giorni, si sono tradotte in 2.457 richieste e oltre 36mila prodotti spediti.
L'export digitale B2B dei prodotti di consumo non durevoli - di cui l'alimentare rappresenta una parte importante - registra su Alibaba.com un interesse altissimo soprattutto da parte dei buyer europei, americani, nordafricani e centro-asiatici che si rivelano particolarmente interessati ai prodotti portabandiera dell'italianità nel mondo, come pasta e dolci, formaggi e caffè, olio di oliva e aceto. In dettaglio, il ranking di origine dei buyer che ricercano prodotti alimentari e bevande italiani su Alibaba.com vede sul podio gli Stati Uniti, seguiti da Italia, India, Brasile, Arabia Saudita, Regno Unito, Francia, Germania, Marocco.
“Il flusso di domanda e offerta nel settore del food & beverage unisce tutte le regioni d'Italia ed è un'occasione che molte realtà hanno già colto, in un'ottica multicanale”, sottolinea Luca Curtarelli, country manager Italia, Spagna e Portogallo in Alibaba.com. .com, hanno modo di essere conosciuti ed apprezzati da un'ampia comunità di buyer globale. È interessante vedere come anche le culture locali abbiamo occasione di essere trasmesse e raccontate al mondo”.
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